domenica 1 gennaio 2012

Paul Celan









Risposta a un questionario della libreria Flinker
Parigi (1958)


   Lei ha la cortesia d’interrogarmi circa i miei attuali lavori e progetti. Ma indirizza questa domanda a un autore le cui pubblicazioni a tutt’oggi si riducono a tre volumi di poesia. Perciò, se voglio in qualche modo restare nel concreto, posso tentare una risposta solo in quanto poeta lirico.
   La lirica tedesca, credo, percorre altre strade che non quella francese. Avendo, nella memoria, quanto vi è di più fosco, e attorno a sé quanto vi è di più malsicuro, essa – pur massimamente memore della propria tradizione – non può più parlare il linguaggio che qualche orecchio proclive sembra ancora attendersi da essa. Il suo linguaggio si è fatto più sobrio, più attento ai fatti, essa diffida del «bello», essa tenta di essere vera. Pertanto, se mi è consentito usare un’espressione nell’ambito della visualità, tenendo d’occhio la policromia di quanto è apparentemente attuale, si tratta di un linguaggio «più grigio», un linguaggio che fra l’altro desidera vedere la propria «musicalità» situata in un luogo dove essa non ha più nulla da spartire con quella «melodiosità» che ancora andava risonando, più o meno imperturbata, assieme o accanto agli eventi più orrendi.
   Pur nella totale, irrinunciabile poliedricità dell’espressione, ciò che preme a questo linguaggio è di essere preciso. Esso non trasfigura, non «poetizza», esso nomina e instaura, cerca di delimitare il campo del possibile e del dato. Beninteso: all’opera qui non è mai la lingua stessa, la lingua in sé e per sé; bensí sempre e soltanto un io che parla dal particolare angolo d’incidenza della propria vita e che ricerca una delimitazione, un orientamento. La realtà non è, la realtà va cercata e conquistata.
   Ma con ciò sono ancora nell’ambito della Sua domanda? Questi poeti lirici! Alla fin fine, ma sì, bisogna pur augurargli che un bel giorno mettano nero su bianco un vero romanzo.




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Da La verità della poesia, a cura di Giuseppe Bevilacqua, Einaudi, Torino 1993.