domenica 1 gennaio 2012

Paola Manfredi







   Oltre alle specie citate sin qui, molte altre ne appartengono a questa numerosa famiglia, differendo dai tonni tipici per qualche speciale carattere: ben noto è fra di esse il Pesce spada (Xiphias gladius). Per la forma affusata, le squame piccole, la caudale falcata, le carene ai lati della coda, il colore blu del dorso, le cospicue dimensioni (4 metri!), nonché per l’eleganza e la potenza del nuoto, il pesce spada assomiglia molto al tonno, ma la forma del muso, in cui la mascella superiore si prolunga in un formidabile rostro appuntito, diritto, liscio superiormente, tagliente e finemente denticolato sui margini, lo distingue dagli altri pesci. Il Pesce spada, che vive in profondità, in primavera si avvicina alla costa per deporre le uova, e d’estate insegue i banchi di sardine e di sgombri. Privo di denti stordisce o uccide le sue prede menando gran colpi di rostro nelle acque, ma non è vero che, abitualmente, infilzi le vittime sulla spada (perché dopo, come potrebbe sfilarle?); vero è invece che talvolta, lanciato a una velocità di 60 o anche 100 chilometri all’ora, involontariamente va a conficcare il rostro in qualche natante e può ferire qualche pescatore. Incapace di fare retromarcia, il pesce si dibatte per liberarsi e finisce per spezzare il rostro che rimane confitto nel fasciame. Nel British Museum di Londra si vede una doga di una barca dello spessore di 5 centimetri, in cui è rimasta infissa una di tali spade. Poiché le carni sono eccellenti, il pesce spada è oggetto di attivissima pesca, sia con reti da posta, sia con la lenza, sia con la draffiniera, di cui si parlerà più innanzi.


Luccio - Exos lucius (Linnaeus 1758)



   E finalmente dedichiamo qualche riga a un «grande calunniato», il Luccio. Non mancano coloro che vorrebbero addirittura vederlo distrutto, con il pretesto che esso «mangia ogni giorno 4 volte il proprio peso»; al che si può ribattere che, se anche tanto esso mangiasse di pesciame di nessun valore come alborelle, triotti, scardole, ecc., per trasformarlo in carne eccellente, come è quella appunto del nostro predone, il pescatore ci troverebbbe sempre la sua convenienza. Per amore di verità però, dobbiamo dire che negli allevamenti in cui lo si nutre artificialmente, si calcola che esso mangi in una settimana, due volte il proprio peso di carne e che con ciò, possa arrivare a crescere da 500 a 1000 grammi ogni anno.
   Comunque, siccome esso si nutre solo di carne, il suo allevamento è costoso, e non sempre conveniente.




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Da Vita dei pesci, Casa editrice Dr. Francesco Vallardi, Milano 1956.