domenica 1 gennaio 2012

Franco Fortini




Saba

La mattina di luglio
e a volo l’acqua della manichetta
va su gradini e foglie
e là di certo contenta mia moglie
allegra agita lo scintillìo...

Va la memoria ad un verso di Saba.
Ma ne manca una sillaba. Per quanti
anni l’ho male amato
infastidito per quel suo delirio
biascicato, per quel rigirìo
d’esistenza...

E ora che riposano
il suo libro e il mio corpo
indifferenti
come un sasso o una pianta
o una invincibile ombra nel bosco
(nel vuoto il sole s’avventa
e un’iride ne grida) riconosco
con lo stupore di chi vede il vero
lunga la poesia, lungo l’errore.

Parevi stanca, parevi ammalata
ma t’ho riconosciuta, io che t’ho amata.



Da una canzone dei primi del secolo

O vita, o vita mia,
o cuore di questo cuore,
come sono corse le nostre ore,
come lunga la via!

Se parole dico ancora, se
guardo e non so più che cosa,
la prima e l’ultima sarai per me,
ansia mia amorosa.



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Da Composita solvantur, Einaudi, Torino 1994.