domenica 1 gennaio 2012

Dei vocabolari d'uso





poesía s.f. (fig.) ispirazione, estro, suggestione, fantasia.

Dizionario dei sinonimi e dei contrari, La Nuova Italia, Firenze 1994.



poesìa s.f.  1 Specif. lirica, elegia, epica, satira  2 (di un singolo autore) Sin. rime, versi   3 (di un paesaggio, di una situazione ecc.) → poeticità  4 (estens.) Sin. sensibilità, sentimento, delicatezza, tenerezza, romanticismo Contr. materialità, prosaicità  5 (fig.) Sin. illusione, fantasticheria, miraggio, utopia, chimera.

Dizionario dei sinonimi e contrari, Garzanti, Milano 1999.



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Dei vocabolari d’uso


Questa è la terza e l’ultima volta (basta così, direi) che chiamo in causa i cosiddetti vocabolari dell’uso, per l’esattezza quelli che normalmente adopero, ma fossero stati anche altri, il fatto che intendevo far presente non cambierebbe.
Non vorrei però essere frainteso, dal momento che li ho sempre tenuti nella massima considerazione e che secondo me, tutti, indistintamente, andrebbero comunque elogiati per il servizio davvero importante che svolgono.
Poi, di sicuro, non ve n’è uno uguale all’altro, ma non sarò certo io a lamentarmene, perché se potessimo avvalerci di un solo vocabolario anziché dei numerosi di cui disponiamo sarebbe decisamente peggio; vorrebbe dire che stiamo parlando una lingua morta e congelata, quando invece, per fortuna, così non è.
Solo questo intendevo appunto far presente, che ogni vocabolario è perfettibile; un fatto persino ovvio se si vuole, tanto che finiamo spesso col dimenticarcene, fidandoci del primo che capita tra le mani, se non dell’unico che abbiamo in casa.
Per esempio, nel caso dei “Foraminiferi”, ai quali ho dedicato una finestra l’11 dicembre, lo Zingarelli li definisce «protozoi marini provvisti di guscio calcareo», mentre il Devoto-Oli non dice una parola sulla natura del loro guscio ma aggiunge un particolare significativo, ossia che popolano anche fondali «d’acqua dolce», e dal Palazzi-Folena scopriamo che il guscio può essere anche «siliceo» ma non si parla d’acqua, né salata né dolce. Già da questo rapido confronto si ricava che ognuno dei tre vocabolari dà delle informazioni incomplete sull’argomento, il che del resto è comprensibile, trattandosi di animali indubbiamente difficili da vedere, alla portata dei soli nuotatori subacquei, si può senz’altro dire.
Quanto invece al termine “poeta”, esaminato nella finestra del 13 dicembre, il confronto tra i vocabolari genera ragionevoli perplessità, poiché non si può proprio pensare che si tratti di informazioni incomplete, bensì di precise prese di posizione. Infatti, se per lo Zingarelli il poeta è «chi compone poesie [...] scrivendo in prosa o in versi», il Devoto-Oli lo apparenta ai «p. dello Stilnovo» e al «p. della “Divina Commedia”» (e perché non al p. del Canzoniere o al p. di Une Saison en enfer?) e il Palazzi-Folena non ha alcun dubbio nell’asserire che egli è «chi compone in versi».
Anche nella finestra odierna si nota qualcosa di stridente. Come mai nel Dizionario dei sinonimi e dei contrari di Garzanti la voce “poesia” ha il suo contrario in «materialità, prosaicità», mentre in quello della Nuova Italia il contrario non c’è?
Insomma, sulla poesia, come un po’ dappertutto, ogni vocabolario dice (o non dice) “volutamente” quel che gli pare o che più gli garba. Ai poeti, d’altronde, l’immaginazione non è mai mancata, e almeno su questo ogni vocabolario concorda...
                                                                                                g. z.