Erba, 2008 (foto g. z.)
Nota sul mio lavoro
Se ripenso al mio lavoro, mi sembra che il tema più frequente sia quello dell’aggressività con il suo corteo di corollari, mimetismo e fraintendimento. Il problema del male mi appare in una specie di simmetria araldica rispetto al bene, suo opposto, come la sua inevitabile ombra o controfigura.
Un conseguente desiderio di informare, di mettere in guardia, di marca lombarda, non sembra estraneo al mio lavoro, forse più ad uso dell’autore che del lettore, Un “moralismo” che farei coincidere con una sorta di accettazione degli avvenimenti, intesi come destino difficilmente modificabile dagli sforzi umani. Un destino in qualche modo già segnato ma dove i segni non appaiono chiari.
Ho ripercorso con la memoria i momenti della mia vita che più intensamente l’avevano segnata, altri li ho immaginati come se li avessi vissuti, avendo in mente non di giudicarli ma soltanto di descriverli. Nell’atto di rappresentarli sono spesso ricorso a figure di animali, nostri compagni di viaggio. Costretti come sono ad agire allo scoperto, gli animali permettono a chi li studia una osservazione realistica.
In una simile prospettiva gli attori sulla scena appaiono mossi da una oscura volontà che li trascende. Recitano fedelmente la loro parte ma, come diceva delle api un celebre naturalista, quello che appare di più meraviglioso è che nessuno di loro “sa quello che fa”.
[1999]
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Da Prose, a cura di Victoria Surliuga, LietoColle, Faloppio 2008.