mercoledì 7 dicembre 2011

Ugo Foscolo




27 maggio.


Ma penso: Ed è pur vero che questa immagine d’angelo de’ cieli esista qui, in questo basso mondo, fra noi? e sospetto d’essermi innamorato della creatura della mia fantasia.
E chi non avrebbe voluto amarla anche infelicemente? e dov’è l’uomo così avventuroso col quale io degnassi di cangiare questo mio stato lagrimevole? – ma come io posso dall’altra parte essere tanto carnefice mio per tormentarmi – or nol veggo? nol vidi pur sempre? – senza niuna speranza? – Forse! un certo orgoglio in costei della sua bellezza e delle sue angosce – non mi ama, e la sua compassione coverà un tradimento. Ma quel suo bacio celeste che mi sta sempre su le labbra e mi domina tutti i pensieri? e quel suo pianto? – ahi, ma dopo quel momento mi fugge; né s’attenta di guardarmi più in faccia. Seduttore! io? – e quando mi sento tuonare nell’anima quella tremenda sentenza: Non sarò vostra mai; io trapasso di furore in furore, e medito delitti di sangue. – Non tu, innocente vergine, io solo io solo ho tentato il tradimento; e l’avrei, chi sa? – consumato.
O! un altro tuo bacio, e abbandonarmi poscia a’ miei sogni e a’ miei soavi delirj: io ti morrò a’ piedi; ma tutto tuo, e sapendo che pur t’ho lasciata innocente – ma insieme infelice! Tu, se non potrai essermi sposa, mi sarai almeno compagna nel sepolcro. Ah no; la pena di questo amore fatale si rovesci sopra di me. Ch’io pianga per tutta un’eternità; ma che il cielo, o Teresa, non voglia che tu sia lungamente per mia cagione infelice! – Ma intanto io ti ho perduta, e tu mi t’involi, tu stessa. Ah se tu mi amassi com’io t’amo!
Eppure, o Lorenzo, in sì fieri dubbj, e in tanti tormenti, ogni qual volta io domando consiglio alla mia ragione, mi riconforta dicendomi: Tu non se’ immortale. Or via, soffriamo dunque; e sino agli estremi – uscirò, uscirò dall’inferno della vita; e basto io solo: a questa idea rido e della fortuna, e degli uomini, e quasi della onnipotenza di Dio.