martedì 6 dicembre 2011

Dashiell Hammet




Aveva una cravatta più accesa di un tramonto. Era grande e grosso, ben foderato di carne ma tutto muscoli. I capelli neri con la scriminatura nel mezzo e ben aderenti al cranio, le guance piene e sode, gli abiti che gli aderivano addosso impeccabili, perfino le piccole orecchie rosee e appiattite ai due lati della testa sembravano altrettanti particolari, diversamenti colorati, di un’unica, levigata superficie. Quanto all’età, poteva variare dai trentacinque ai quarantacinque.
   Seduto vicino alla scrivania di Sam Spade, si protendeva leggermente in avanti al di sopra del bastone di Malacca. «No. Voglio che lei scopra che fine ha fatto, ma mi auguro che non lo trovi mai.» I verdi occhi sporgenti fissavano solennemente Spade.
   Spade inclinò all’indietro la sedia. La sua faccia – cui l’ossuto mento triangolare, la bocca, le narici e le spesse sopracciglia conferivano un che di satanico e tuttavia gradevole – esprimeva, come la voce, un cortese interesse. «Perché?»
   L’uomo dagli occhi verdi rispose tranquillamente, sicuro di sé: «Con lei posso parlare, Spade. Lei ha il genere di reputazione che io apprezzo, in un investigatore privato. Per questo sono qui».
   Spade assentiva, senza per ora impegnarsi.
   «E qualsiasi prezzo, purché ragionevole, per me va bene» aggiunse l’uomo dagli occhi verdi.
   Spade assentì come prima. «Anche per me, ma devo sapere che cosa intende comprare. Vuole scoprire che fine abbia fatto questo... questo Eli Haven ma, qualunque essa sia, non gliene importa?»
   L’uomo dagli occhi verdi abbassò la voce, senza però mutare il suo atteggiamento. «In un certo senso m’importa. Per esempio, se lo trovasse e sistemasse le cose in modo da farlo rimanere dov’è per sempre, per me questo potrebbe valere altri quattrini.»
   «Intende dire, anche se lui non volesse restarsene dov’è?»
   «Soprattutto» precisò l’uomo dagli occhi verdi.
   Spade sorrise e scosse la testa. «Più quattrini, ma probabilmente non abbastanza... nel senso in cui vorrebbe risolverla lei.» Tolse le lunghe mani dalle grosse dita dai braccioli della sedia e voltò le palme all’insù. «Bene, Colyer, potrei sapere come stanno le cose?»
   Colyer arrossì un poco, ma i suoi occhi mantennero il loro sguardo freddo e imperturbabile. «Costui ha una moglie, che a me piace. La settimana scorsa hanno litigato e lui se n’è andato di casa. Se riesco a convincerla che se n’è andato per sempre, c’è una speranza che lei divorzi.»
   «Avrò bisogno di parlarle» disse Spade. «Chi è questo Eli Haven? Che cosa fa?»
   «È un perdigiorno. Niente, fa. Scrive poesie o qualcosa del genere.»
   «Cosa può dirmi di lui, che possa servirmi?»
   «Niente che non possa dirle Julia, la moglie, visto che andrà a parlarle.» Colyer si alzò. «Ho contatti di vario genere. Forse in seguito, tramite quelli, potrò esserle utile.»




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Da Spari nella notte, Traduzione di Hilia Brinis, Mondadori, Milano 1998.