domenica 4 dicembre 2011

Paola Manfredi
















   È affine ai suri e, come essi, comune nel Mediterraneo, il cosiddetto Pesce pilota o Fanfano (Naucrates ductor) lungo una trentina di centimetri, e contraddistinto da 5 o 6 fasce verticali azzurre sui fianchi. Il nome latino, non meno di quello volgare, accenna alla sua abitudine di accompagnarsi alle navi in navigazione, e più spesso agli squali che seguono le navi stesse. Questo fatto era noto sin dall’antichità e molti osservatori l’hanno confermato. In una curiosa memoria intitolata «Osservazioni sulla reciproca assistenza di alcuni animali» il celebre naturalista francese Stefano Geoffroy Saint Hilaire, narra come, durante una traversata fra Capo Bon e l’Isola di Malta, la nave fosse a un tratto raggiunta da uno squalo, preceduto da due pesci-piloti. Questi si affrettarono a doppiare un par di volte la poppa della nave, dopodiché ripresero la loro rotta, accompagnati dal pescecane che ne aveva seguito fedelmente gli andirivieni. Allora fu gettato in mare un amo con un grosso pezzo di lardo; i piloti gli si accostarono, come per accertarsi che si trattasse di materia commestibile, e tosto, riprendendo la loro funzione di guide, trassero il grosso compagno in vicinanza del boccone che gli era destinato. Senza voler mettere in dubbio le asserzioni, sicuramente veritiere e accurate del Saint Hilaire, non possiamo tuttavia accettarne l’interpretazione; sappiamo che gli squali, dotati di odorato finissimo, sono ben capaci di procurarsi il cibo da soli, e sappiamo anche che non tutti i pescicani viaggiano accompagnati da piloti. La verità è, probabilmente, che squali e piloti viaggiano spesso di conserva nella scia delle navi, attendendo i rifiuti della cucina; ma non per questo si può parlare di amicizia o di reciproci servigi . . .



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Da Vita dei pesci, Casa editrice Dr. Francesco Vallardi, Milano 1956.