martedì 1 novembre 2011

Gustave Flaubert





   “Dunque il potere viene dal popolo. Esso ha il diritto di fare tutto ciò che vuole”, dice Helvétius; “Di cambiare l’ordinamento”, dice Vattel; “di ribellarsi all’ingiustizia”, pretendono Glafey, Hotman, Mably ecc.! Lo stesso Tommaso d’Aquino lo autorizza a liberarsi del tiranno. Secondo Jurieu, non è neppure necessario che abbia ragione».
   Sbalorditi da questo assioma, presero il Contratto sociale di Rousseau.
   Pécuchet arrivò fino in fondo, poi, chiudendo gli occhi e gettando indietro la testa, ne fece una disamina.
   «Si presuppone una convenzione, in forza della quale l’individuo alienò la sua libertà. Al tempo stesso il popolo s’impegnava a difendere l’individuo dalle ineguaglianze naturali, e lo rendeva proprietario dei suoi beni».
   «Dov’è la prova del contratto?».
   «Non esiste! E la collettività non offre alcuna garanzia. I cittadini si occuperanno esclusivamente di politica. Ma poiché qualcuno deve pur lavorare, Rousseau suggerisce la schiavitù. La rovina del genere umano sono le scienze. Il teatro corrompe, il denaro è funesto; lo stato deve imporre una religione, sotto pena di morte».
   Ecco, si dissero, il dio del ’93, il pontefice della democrazia! Tutti i riformatori si sono rifatti a lui; e si procurarono L’Esame del socialismo di Morant.
   Il primo capitolo espone la dottrina di Saint-Simon.
   Sopra tutti il Padre, al tempo stesso papa e imperatore. Abolizione dell’eredità, un fondo sociale composto di beni mobili e immobili, che sarà sfruttato in modo gerarchico. Le ricchezze pubbliche saranno amministrate dagli industriali. Ma nessun pericolo! Sarà capo «chi ama di più».
   Manca una cosa, la Donna. Dalla venuta della Donna dipende la salvezza del mondo.
   «Non capisco».
   «Neanch’io!».
   Passarono a Fourier.
   Tutti i guai vengono dall’assoggettamento. Se ci fosse una libera attrazione, s’instaurerebbe l’armonia.
   Nel nostro animo ci sono dodici passioni principali, cinque egoiste, quattro animiche, tre distruttive. Le prime tendono all’individuo, le altre ai gruppi, le ultime all’insieme dei gruppi, o serie, la cui unità è la Falange, associazione di milleottocento persone che abitano un palazzo. Ogni mattina ci sono vetture che portano i lavoratori in campagna, per riportarli a casa la sera. Si tengono stendardi, si danno feste, si mangiano dolci. Ogni donna, se vuole, può possedere tre uomini, il marito, l’amante e il genitore. Per i celibi si istituisce il baiaderismo.
   «Questo mi piace!», disse Bouvard; e si perse nei sogni del mondo armonico.



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Da Bouvard e Pécuchet. Nella traduzione di Bruno Nacci.