martedì 15 novembre 2011

g. z.




Per pochi


Quando non ci si riferisca a carte private, che pure talvolta si possono rivelare di indubitabile pregio, basti pensare alle postume Lettere a un giovane poeta di Rilke, mi sembra ovvio ritenere che gli scrittori scrivano per tutti.
Che però poi, al di là della platea potenzialmente illimitata a cui si rivolgono i libri, si scriva per pochi, non è meno vero, anche se questa è una verità che in fondo riguarda soltanto gli scrittori.
Del resto, come il primo insegnamento che Rilke indirizzava al giovane signor Kappus:
«Questo anzitutto: domandatevi nell’ora più silenziosa della vostra notte: devo io scrivere? Scavate dentro voi stesso per una profonda risposta. E se questa dovesse suonare consenso, se v’è concesso affrontare questa grave domanda con un forte e semplice «debbo», allora edificate la vostra vita secondo questa necessità.»