mercoledì 9 novembre 2011

Bruno Migliorini




    Accanto ai composti dei tipi usuali che anch’essi si accrescono (accalappiacani, pesalettere, schiaccianoci, ecc.), se ne hanno molti altri di vari tipi, specialmente nelle scienze (parolibero, Marinetti; avifauna, ecc.).
    Oltre alle molte voci nuove che sono arrivate più o meno facilmente, più o meno ampiamente a entrare nell’uso, se ne potrebbero citare migliaia di altre che hanno avuto una vita momentanea o più o meno breve: scimmietà, scimmiologo (Tommaseo), monumentare, manzonicidio (Carducci), empicornici «pittore», spulciacodici «erudito» (Dossi), nientarchia (Gandolin), massiccità (Fogazzaro), capolavorare, capolavorazione (D’Annunzio), prosatoio (D. Mantovani), studianaio (studio + granaio: così chiamava il Fucini il suo studio), ecc.
    Di parecchie parole si conosce l’autore, sia di quelle scientifiche e tecniche che di quelle letterarie o politiche: sappiamo per es. che ptomaina è stato coniato da F. Selmi, che bimetallismo è dovuto a E. Cernuschi, che paesanità è stato foggiato da Carducci; guerrafondaio è dovuto a L. A. Vassallo (Gandolin) e forcaiolo a L. Bertelli (Vamba). Di altro si conosce chi le ha introdotte: velivolo nel senso di «aeroplano» da D’Annunzio, congeniale da Croce, ecc.



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Dalla Storia della lingua italiana.