sabato 3 settembre 2011

Un contraddetto di Giovanni Raboni


Nelle canzoni c’è poesia? Sì, nell’1 per cento


Ogni tanto mi telefonano da qualche settimanale, perlopiù femminile, per chiedermi se a mio modo di vedere i testi delle cosiddette canzoni d’autore (a proposito: di chi saranno quelle non d’autore?) si possono considerare delle «poesie».
Temo di avere espresso, di volta in volta, pareri alquanto disparati, a seconda dell’umore del momento e dell’importanza dell’occupazione interrotta dalla telefonata. Ho deciso dunque di riassumere qui, a mia futura memoria, il contenuto dell’ultima risposta, che risale a poche ore fa ed era destinata, se non ho capito male, a figurare in un servizio sulla collana di testi per canzoni lanciata in questi giorni da un grande editore.
Ho detto innanzitutto che niente, in linea di principio, impedisce alle parole di una canzone d’essere letterariamente pregevoli. Dai madrigali di Monteverdi ai lieder di Schubert o di Debussy, dai songs di Kurt Weill a quelli di Kosma o del nostro Fiorenzo Carpi, la storia della musica è piena di bellissime «canzoni» su testi (a volte preesistenti, a volte scritti per l’occasione) altrettanto belli. Insomma, non penso affatto che quanto si dice in musica esista e debba essere giudicato, come molti sostengono, esclusivamente in funzione della musica.
Ciò premesso, ho dovuto ammettere che i testi di cantautori nostrani sui quali mi è capitato di posare gli occhi mi sono sembrati, nel 99 per cento dei casi, di una pochezza terrificante. Ma si tratta, ho ribadito, di un puro dato di fatto, cui sopravvive la possibilità teorica che un giorno o l’altro dalla folta e intraprendente categoria salti fuori, che ne so, un nuovo Ungaretti.
E poi, diciamoci la verità: se prendessimo in esame le innumerevoli raccolte di versi che si pubblicano ogni anno in Italia, siamo sicuri che vi riscontreremmo una percentuale di poesia – o, almeno, di buona letteratura – molto più elevata? Personalmente, credo proprio di no.


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«Corriere della Sera», 13 luglio 1997. Poi in Contraddetti, Scheiwiller, Milano 1998.