martedì 6 settembre 2011

A domanda risposta: «Kamen’»



Nel panorama denso di proposte delle riviste italiane di poesia, la specie più diffusa è ancora la rivista contenitore: un bric à brac di evenienze, di occasioni, di opportunità e di opportunismi, una mortificazione dell’eventualità dell’esistente, di un progetto letterario disgiunto da qualsiasi accadimento e poetica, presenti talvolta, ma in forma mortuaria e di registrazione catastale.
Riteniamo che non si possa fare critica, e men che meno riviste di poesia di una qualche utilità sia per chi ci scrive sia per chi è ospitato, senza un’approfondita visione della Letteratura e della Critica. Riteniamo, inoltre, che tali discipline si debbano aprire alla molteplicità dei saperi contemporanei e alla complessità del reale facendosi carico, ma anche superando le autonomie disciplinari. Chi non sa leggere i risultati delle discipline scientifiche contemporanee, dei saperi, della totalità della Cultura in senso lato, difficilmente potrà innovare gli strumenti critici e storiografici.
Kamen’ è un progetto sulle tradizioni, le letterature, le culture, principalmente europee. Non si possono più studiare le letterature nazionali se non nella consapevolezza delle mutue interrelazioni che si sono sviluppate negli ultimi tre secoli: non si possono ancora avallare progetti storiografici modellati su vetuste concezioni di “darwinismo critico”, che fanno di questo il migliore dei mondi possibili e rappresentano un’acritica accettazione dell’esistente; né lo si può fare con una concezione del tempo e dell’evoluzione ancora lineare e, quando va bene, di stampo desanctisiano. Bisogna pensare la molteplicità delle tradizioni e il fatto che queste, se viste come qualcosa che riguarda il futuro, sono sempre attingibili.
Fra gli assi portanti della rivista vi è l’indagine della grande tradizione dantesca e di tutte quelle in cui vi è una tensione fra etica ed estetica ed un ampliamento del significato del mondo, in cui l’interrogazione filosofica sia in dominante ed il dire abbia un alto contenuto valoriale: ben consapevoli che i valori sono dati dialogicamente e termine di operazione di contrattazione, di alterità e di ideologie, in una concezione alta ed aperta di queste ultime, in cui la falsa coscienza è solo l’atto terminale di ossificazioni, controprassi ed autoritarismo.
Primi in Europa a scegliere la formula a sezioni monografiche che ci permette un maggior approfondimento e di reiterare le sezioni negli anni per sviscerare meglio i problemi e le tradizioni. Parte della fortuna internazionale della rivista è dovuta al fatto che queste sezioni sono divenute strumento di studio e di prima introduzione internazionale per molti autori nonché un fitto dialogo di culture. «Kamen’» è divenuta anche una palestra per una nuova e più complessa visione della critica e su come affrontare i problemi della storiografia europea dalla modernità ai nostri giorni. Ciò ha consentito ricadute nelle pubblicazioni internazionali dei redattori e collaboratori e nell’adesione a più progetti ricostruttivi delle culture dell’Europa.

                                                                                   Amedeo Anelli

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Da una sollecitazione di g. z.