sabato 17 settembre 2011

Tre inediti di Renzo Vidale




 
Autoritratto


io che sogno i miei morti,
io che sento nelle vene
scorrere il sangue e i giorni,
tremo (ma poi dilapido il mio tempo),
io che ho paura persino
della coda del ratto delle sabine,
io che scoppio di salute
per tutto ciò che sono
e vorrei tanto non essere,
io che non amo i numeri
ma con la fronte alta conto e riconto,
nelle diverse stagioni,
le foglie nuove e quelle ingiallite.




In Galleria


In equilibrio su un solo piede,
il tacco sui testicoli del toro,
l’impermeabile svolazzante
nella perfetta giravolta.
Il  giovane rampante
riprende rinfrancato la marcia,
cartella di pelle a tracolla,
a piene gambe verso il suo futuro
di leopardiana memoria.




No! Ma non è possibile!


No! Ma non è possibile!
Che cosa tremenda!
E quando, e dove e
soprattutto come.
Una persona così squisita,
buona dolce altruista intelligente
riservata estroversa sensibile
generosa parsimoniosa
religiosa ma anche laica
laica ma anche religiosa,
così pronta all’ascolto,
a dare buoni consigli,
soprattutto se non richiesti,
buon padre di famiglia,
figlio sollecito,
marito irreprensibile,
affettuoso amante,
vero amico,
soprattutto nella buona sorte.
E, naturalmente, onesto.
Che altro dire?
Ne sentiremo tutti la mancanza.

Scusate, ora devo lasciarvi,
piove e non ho l’ombrello.