venerdì 26 agosto 2011

Un “contraddetto” di Giovanni Raboni


Il best-seller non s’addice ai poeti


A quanto pare, dunque, in Inghilterra gli editori hanno trovato il modo di vendere i libri di poesia, e in un mercato generalmente tonificato emergono ormai anche i primi best-seller: dicono, per esempio, che una certa Wendy Cope sia arrivata, con due sole raccolte di versi, alla rispettabile cifra di 100.000 copie.
L’ipotesi che qualcosa di simile possa succedere, un giorno o l’altro, anche in Italia (non c’è nessuna ragione per dubitare che anche i nostri editori, volendo, siano perfettamente in grado di realizzare il miracolo) dovrebbe rallegrarmi, visto che anch’io faccio parte, e non proprio da oggi, della categoria.
A rischio di far la figura del bastiancontrario e dello snob, devo invece confessare che l’idea mi fa correre qualche brivido gelato lungo la schiena. Perché? Intanto perché penso che sarebbe un bel guaio, per la salute della loro anima e per la qualità del loro lavoro, se anche i poeti cominciassero a porsi il problema di piacere a un numero potenzialmente elevato di lettori anziché a se stessi e, tutt’al più, a qualche dozzina di amici conosciuti e sconosciuti.
Ma la ragione principale dei miei timori è un’altra. Bene o male, nel campo della poesia le quotazioni sono ancora quelle stabilite dagli addetti ai lavori; se ne può discutere, si può dissentire, restando tuttavia nell’ambito di un ragionamento critico. Ma cosa succederà quando anche le raccolte di versi scaleranno le classifiche? Chi potrà credere alla nostra buonafede se ci azzarderemo a mettere in dubbio la grandezza degli Umberti Eco, dei Luciani De Crescenzo, delle Susanne Tamaro della poesia (che salteranno fuori, c’è da giurarci, in un batter d’occhio) e ci permetteremo di anteporre loro qualche autore che invece (anche questo è sicuro) continuerà a vendere le tradizionali ottocento o mille copie? Ci metteranno a tacere accusandoci di invidia; e il peggio è che stavolta, magari, avranno persino ragione.

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«Corriere della Sera», 6 novembre 1994. Poi in Contraddetti, Scheiwiller, Milano 1998.