Oggettività e ancora oggettività [...] Ogni espressione letteraria, ogni parola libresca, sbriciola un po' della pazienza del lettore, un po' della sua impressione che l'autore sia sincero. [...] Il linguaggio è fatto di cose concrete. Espressioni generiche in termini astratti sono una pigrizia; sono ciarle, non arte, non creazione. Sono la reazione delle cose sullo scrittore, non un atto creativo dello scrittore. [...] L'unico aggettivo che vale la pena di usare è quello che è essenziale al senso del brano, non il fronzolo decorativo. La poesia deve essere scritta bene come la prosa. Il suo linguaggio deve essere un buon linguaggio, che non si discosta dalla lingua parlata in nessun modo se non per una maggior intensità (cioè semplicità). [...] Il ritmo DEVE avere un significato. Non può essere semplicemente un'improvvisazione trasandata, senza alcun aggancio e nessuna viva presa sulle parole e il senso, un tumty tum tumty tum tum ta. Non ci devono essere clichés, frasi fatte, giornalese stereotipato. Questo si può evitare solo attraverso la precisione, risultato di un'attenzione concentrata su ciò che è scrivere. La prova di uno scrittore è la sua capacità di concentrarsi in questo modo e di rimanere concentrato fino alla fine della sua poesia, sia essa di due versi o di quattrocento.
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Cfr. Ezra Pound, Lettere 1907-1958, a cura di Aldo Tagliaferri, Feltrinelli, Milano 1980, pp. 49-51.