sabato 22 ottobre 2011

Una risposta di Marco Ferri





Gabriele mi ha chiesto dei consigli per i giovani poeti, io ho provato più volte a cominciare una riflessione, avendo compiuto questa estate 61 anni, eppure tutte le parole che mi venivano fuori in realtà cercavano di evitare il ridicolo. Forse non ho il sapere necessario per consigliare un giovane e inoltre non credo che i giovani abbiano tanto desiderio di consigli. Il più delle volte fanno di testa loro, e fanno bene, semmai chiedono conferme, ma anche queste io non sono in grado di darle. Il loro precariato è diverso ma molto simile al mio.
Ci sono narratori, nel web, che chiedono e ascoltano i consigli dei lettori. Immagino Proust nella stessa situazione e mi vengono i brividi. Se un giovane fosse Proust, che consigli potrei dargli?
Nella narrativa ci sono anche scritture di gruppo, ma in poesia mi sembra che ognuno sia solo con sé stesso. Credo che sia inevitabile, e anche proficuo per la poesia. Chi va subito alla ricerca di relazioni e opportunità rischia di perdere l’appuntamento con sé stesso. È un appuntamento imprevedibile, può avvenire in qualsiasi età della vita.  Ad esempio c’è chi da giovane scrive delle cose belle o che in quel momento si avvertono come importanti e poi diventa un mestierante, e c’è chi a 60 anni sente che quell’appuntamento è arrivato, perché intuisce di avere la forza e le idee giuste, dopo una vita di illusioni. Ma potrebbe trattarsi di un’altra illusione. Tutto è possibile.
Così mi sembra fondamentale mantenersi giovani.
Ci vuole una grande disciplina per mantenersi giovani da giovani, bisogna essere degli straordinari incassatori, fino ad avere il volto tumefatto e sotto la maschera la lucidità intatta per aspettare. Le delusioni non vengono solo dagli altri, ma anche da sé stessi, rileggendo i propri testi qualche tempo dopo. Il caso singolare di Benjamin Button mi suggerisce un’altra considerazione: il poeta giovane che nasce vecchio ha un problema diverso, cioè ha tutta una vita davanti a sé per diventare giovane. Basterà?
Purtroppo i corpi parlano un’altra lingua. Nel linguaggio della materia, giovane e vecchio hanno un loro senso preciso. La precisione: ecco, questo mi fa pensare.
Se c’è una cosa (oltre al tentativo di restare giovani, che è fondamentale…) che potrei consigliare a un giovane e che sarei contento di leggere nei suoi scritti, è un’attenzione alle descrizioni della natura e dell’universo che le scienze costantemente aggiornano, alla disperata razionalità di questi strumenti umani che potrebbero essere degli utili compagni di viaggio, più utili secondo me delle algide o profetiche trame di ermeneuti e criptomanti. Ma è un’idea, così.