martedì 18 ottobre 2011

Due “Pagine di Diario” di Scipione




[Arco, 5 marzo 1932]


    Tutto sta saldo, attaccato forte. Tutte queste piante vivono, diventano grandi.
     I rami crescono a caso nel tronco eppure obbediscono a voleri precisi, perché si allargheranno così e non di più, tanto per dare a quell’albero la fisionomia che lo farà conoscere. Ognuno ha un suo ritmo come tutte le creature del mondo. Bisogna essere quel ritmo, quella creatura e non diventare un’altra cosa.
     C’è una parte dell’albero che non prenderà mai il sole e in quel posto crescono i licheni e certe piantine di velluto che ne ammorbidiscono la consistenza. Lo sguardo del sole indurisce.
    Credo che i tronchi degli alberi sono rotondi perché l’aria li tocca da tutte le parti.
    Quando si taglia un albero grande avviene questo: che il nutrimento che veniva dalla terra non verrà più e l’albero morirà, ma quello che era già in cammino arriverà fino alle più lontane foglie, come un trenino che oramai sia partito.
     L’ultimo convoglio salirà lungo il tronco impiccolendosi fino a perdersi in un soffio.


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     Ogni cosa creata trova il suo modo d’essere. Se non ne ha, essa sparisce, non è vitale. Se riesce a vivere un giorno, essa vivrà per l’eternità.