c’è chi aspetta
il sì della realtà
(dopo il ritorno a casa, dopo tanto trafficare)
e ascolta senza pensare
il menu dei camerieri televisivi
per stanchezza
per non dimenticare
FORSE NON SIAMO NELLA STESSA STORIA
dice, chi li conosce (tirati a smalto
come puttane fortunate) (voci truccate, storielle ruffiane…)
*
il sorriso dei manichini
portato sulle spalle dai facchini
tra la folla le occhiate
al carico di simulacri
demercificati
un groviglio di arti
nella fossa comune
di un furgone
*
e poi quelle tacche
stupide, quelle paradossali
placche multicolori,
la scintillante tappezzeria sulle divise
le mascelle scolpite dalla luce,
una parata di eroi da manicomio
*
uno sudato con la barba di qualche giorno
cammina da far pietà, sfrega i piedi
sull’asfalto, fuma una sigaretta,
la mano accartoccia il pacchetto vuoto,
lo scaglia via
sarà la sua
negligenza nichilista,
uno che trascina i piedi
ostinato
nella vecchia metafisica