domenica 1 giugno 2014

Marco Ferri








*


Al crepuscolo tutto il vantaggio
delle cose fatte è perduto. Rimasugli
di homo sapiens. Quella ragazza incinta
che seduta sul marciapiede guardava
dal punto più basso del mondo
la sua pancia gonfia e gli occhi dei passanti
nell’altro mondo.


*


Ho vissuto una cinquantina d’anni
nel novecento e senza nostalgia,
senza nessuna nostalgia per l’umanesimo,
osservo che il testimone
passa alla tecnologia,
come un viaggio notturno senza meta
annusando universi paralleli. 
Credo che manchi poco al confine.
Non so se appaiono o si stanno cancellando
macchie di boschi, sagome di chiese, estirpate
le radici dei discorsi e i respiri
primordiali di piante e animali.




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Insonnia da Inverno nell’Antropocene.

giovedì 1 maggio 2014

Marcel Proust








Per riscaldare un liquido con una lampadina elettrica, non occorre avere la più forte lampadina possibile, ma una la cui corrente possa cessare di illuminare, venir derivata e dare, invece che luce, calore. Per andare a passeggio in aria non è necessario avere l’automobile più potente, ma un’automobile che, non continuando a correre sulla terra e, tagliando con una verticale la linea seguita, sia capace di convertire in forza ascensionale la propria velocità orizzontale. Allo stesso modo, produce opere geniali non chi vive nell’ambiente più fine, chi ha la conversazione più brillante, la cultura più vasta, ma chi, cessando bruscamente di vivere per sé, ha avuto il potere di rendere la propria personalità simile a uno specchio, in modo che la sua vita, per quanto mediocre possa essere per altri aspetti, per quello mondano e anche, in un certo senso, per quello intellettuale, vi si rifletta: perché il genio consiste nel potere riflettente e non nella qualità intrinseca dello spettacolo riflesso.


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All’ombra delle fanciulle in fiore, traduzione di Franco Calamandrei e Nicoletta Neri, Einaudi, Torino 1963, p. 138.

Roberta Ioli




Ho dormito fino a tardi
nel tuo rifugio di rue Glacière.
Fuori ci aspettava religiosa
la mensa dell’Africa più povera
in fila corpi di antichi patriarchi
per l’intingolo di spezie e zenzero
le grandi ombre
tra i libri della Senna
il ciuffo anacronistico di Bacon
in uno studio
murato di bellezze.

Quanto più soli noi
tra i caffè e il cielo squarciato
nel sottovuoto estivo
di un grande magazzino
e lontano Saint Eustache
col suo bianco mendicante
come garza
cucita sullo strappo.


*


Nei giorni peggiori mi sentivo
la sibilla che sfianca i salotti
e sui treni rapisce il folle
di Marradi
il notturno
il pastore.
Tornando poi
alle solite stanze
con la volpe al collo.


*


E la tua telefonata
in una domenica
che punge d’inverno, la gioia
dell’inattesa voce
il cuore scalzo di Antonia Pozzi
per te.



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Da L’atteso altrove, Italic, Ancona 2014.

martedì 15 aprile 2014

Roberto Paci Dalò e Gabriele Frasca








Foto da me scattata il 6 di questo mese al Magazzino Parallelo di Cesena, nel corso di una bella serata dedicata da Dalò e Frasca al poeta e autore radiofonico Dylan Thomas.

martedì 1 aprile 2014

Jean Racine




CANTIQUE SPIRITUEL

SUR LES VAINES OCCUPATIONS DES GENS DU SIECLE
Tiré de divers endroits d’Isaïe, et de Jérémie


Quel charme vainqueur du monde
Vers Dieu m’élève aujourd’hui?
Malheureux l’homme, qui fonde
Sur les hommes son appui.
Leur gloire fuit, et s’efface
En moins de temps que la trace
Du vaisseau qui fend les mers,
Ou de la flèche rapide,
Qui loin de l’œil qui la guide
Cherche l’oiseau dans les airs.

De la Sagesse immortelle
La voix tonne, et nous instruit.
Enfants des hommes, dit-elle,
De vos soins quel est le fruit?
Par quelle erreur, Âmes vaines,
Du plus pur sang de vos veines
Achetez-vous si souvent,
Non un pain qui vous repaisse,
Mais une ombre, qui vous laisse
Plus affamés que devant?

Le pain que je vous propose
Sert aux Anges d’Aliment:
Dieu lui-même le compose
De la fleur de son froment.
C’est ce pain si délectable
Que ne sert point à sa table
Le Monde que vous suivez.
Je l’offre à qui veut me suivre.
Approchez. Voulez-vous vivre?
Prenez, mangez, et vivez.

Ô Sagesse, ta parole
Fit éclore l’Univers,
Posa sur un double Pôle
La Terre au milieu des Mers.
Tu dis. Et les Cieux parurent,
Et tous les Astres coururent
Dans leur ordre se placer.
Avant les Siècles tu règnes.
Et qui suis-je que tu daignes
Jusqu’à moi te rabaisser ?

Le Verbe, image du Père,
Laissa son trône éternel,
Et d’une mortelle Mère
Voulut naître homme, et mortel.
Comme l’orgueil fut le crime,
Dont il naissait la Victime,
Il dépouilla sa splendeur,
Et vint pauvre et misérable,
Apprendre à l’homme coupable
Sa véritable grandeur.

L’âme heureusement captive,
Sous ton joug trouve la paix,
Et s’abreuve d’une eau vive
Qui ne s’épuise jamais.
Chacun peut boire en cette onde.
Elle invite tout le monde.
Mais nous courons follement,
Chercher des sources bourbeuses,
Ou des citernes trompeuses
D’où l’eau fuit à tout moment.



CANTICO SPIRITUALE

DELLE VANE OCCUPAZIONI DELLE PERSONE DEL SECOLO
Tratto da diversi luoghi di Isaia e Geremia


Quale malia vincitrice del mondo
Verso Dio mi innalza oggi?
Infelice l’uomo che fonda
Sugli uomini il proprio sostegno.
La loro gloria fugge e scompare
In meno tempo della traccia
Della nave che fende i mari
O della freccia rapida
Che lontano dall’occhio che la guida
Cerca l’uccello per l’aria.

Della Saggezza immortale
La voce tuona e ci istruisce.
Figli degli uomini, dice,
Delle vostre premure qual è il frutto?
Per quale errore, Anime vane,
Del più puro sangue delle vostre vene
Comprate così spesso
Non un pane che vi nutra
Ma un’ombra che vi lascia
Più affamati che non prima?

Il pane che vi propongo
Serve da Alimento agli Angeli:
Dio in persona lo compone
Col fiore del suo frumento.
Eccolo, è quel pane così amabile
Che non lo serve a tavola
Il Mondo che voi seguite.
Lo offro a chi vuole seguirmi.
Avvicinatevi. Volete vivere?
Prendete, mangiate e vivete.

O Saggezza, la tua parola
Dischiuse l’Universo,
Pose su un doppio Polo
La Terra in mezzo ai Mari.
Tu dicesti. E i Cieli apparvero
E tutti gli Astri corsero
Ad occupare il proprio posto.
Tu regni prima dei Secoli.
E chi sono io perché ti degni
Di abbassarti fino a me?

Il Verbo, immagine del Padre,
Lasciò il trono eterno
E da una Madre mortale
Volle nascere uomo e mortale.
Giacché l’orgoglio fu il crimine
Da cui nasceva Vittima,
Dispogliò il suo splendore
E venne povero e misero
Ad insegnare all’uomo colpevole
La sua vera grandezza.

L’anima felicemente schiava
Sotto il tuo giogo trova la pace
E si disseta con acqua viva
Che non si esaurisce mai.
Ognuno può bere in quell’onda.
Essa invita tutti gli uomini.
Ma noi corriamo follemente
Dietro a fonti fangose
O a cisterne ingannatrici
Da dove l’acqua fugge ogni secondo.



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Traduzione di Jean Robaey.