Piccolo esame di coscienza
Sono romagnolo, vengo dalla provinciale Cesena che, nel 1884, diede anche i natali al critico letterario Renato Serra, morto sul monte Potgora ad appena trentuno anni, all’inizio della prima guerra mondiale. Nonostante la prematura scomparsa, Serra riuscì a distinguersi nel panorama della letteratura italiana ed europea del suo tempo proprio grazie alla sua voce così particolare, inedita, di decentrato “lettore di provincia”, come egli stesso si autodefinì.
Alcune delle sue migliori pagine Serra le dedicò ad un altro provinciale a denominazione di origine controllata, Giovanni Pascoli, nato nel 1855 a San Mauro di Romagna (dal 1932 San Mauro Pascoli), che dista una ventina di chilometri da Cesena.
Romagna, una tra le poesie giovanili più riuscite e giustamente celebri del Pascoli, prima di estendersi alla regione intera, al “paese”, si apre con la commossa rievocazione dell’infanzia felice, quando ancora abitava insieme alla famiglia nella villa dei principi Torlonia, di cui il padre Ruggero fu amministratore del latifondo fino al 1867, anno in cui venne inopinatamente ucciso con una fucilata mentre da Cesena rientrava col suo calesse a San Mauro, che il poeta non per nulla chiamò “villaggio”.
Sempre un villaggio, sempre una campagna
mi ride al cuore (o piange) Severino:
il paese ove, andando, ci accompagna
l’azzurra vision di San Marino [...]
Bisogna infatti ricordare che la poesia fu composta nel 1880, quando gli abitanti di San Mauro erano poco più di duemila. Non va peraltro dimenticato che Pascoli, parimenti a Serra, ebbe in sorte di appartenere a una famiglia benestante, di poter studiare e laurearsi, quando invece la maggioranza degli italiani e non solo, erano poveri contadini e analfabeti. Il che permise loro di guardare oltre all’amata terra natìa, con occhi lucidi, senza cadere nelle stagnanti abitudini mentali e negli stucchevoli pregiudizi tipici di chi non ha mai messo un piede fuori dal proprio territorio.
Oggi il mondo è cambiato, viviamo tutti nella cosiddetta globalizzazione, nell’era di Internet che ha annullato ogni tipo di distanza, ma la verità è che non basta connettersi a Internet per sprovincializzarsi. Dico questo perché ho vissuto a Cesena fino a pochi anni fa, e perché ho realmente compreso cosa significhi essere o non essere provinciale quando mi sono trasferito nel sud di Tenerife, nella città di Los Cristianos che, intendiamoci, non è certamente una metropoli.
Però Los Cristianos, nonostante sia assai più piccola di Cesena, ha questo di diverso, che basta aprire la porta di casa per incontrare persone di ogni ceto e provenienza che vanno e vengono da un aeroporto ad un altro, e per scoprire che il mondo è assai meno uniformato e noioso di quanto io ho potuto sperimentare per una sessantina d’anni, come molto prima e molto meglio di me già sapeva bene il mio più illustre concittadino Renato Serra.
