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Per adeguarsi alla realtà che cambia, il linguaggio deve poi rinnovarsi, creando dei neologismi. Non bisogna confondere però il neologismo con l’occasionalismo, parola coniata ad hoc per determinati eventi e che gode di una certa fortuna per qualche mese o per qualche anno, ma che poi cade dimenticata insieme all’evento che le diede origine.
Di occasionalismi abbondano le cronache politiche. Tipico caso è il celodurismo che i giornalisti hanno ricavato da uno slogan dell’onorevole Bossi («La Lega ce l’ha duro»), parola onnipresente nelle cronache politiche del 1993-1994, ma oggi praticamente morta. È fin troppo facile, sfogliando un quotidiano, imbattersi in qualche occasionalismo, specie se basato sui nomi dei politici: berlusclone, tarekkato (gioco di parole col nome di Tarek Aziz, ex ministro degli esteri dell’Iraq di Saddam Hussein), donna Lottizia (incrocio tra il nome di Letizia Moratti e lottizzare), mattarellum (“sistema elettorale maggioritario col correttivo di una quota proporzionale”, così chiamato perché proposto da Sergio Mattarella), rutellismo, veltronizzare, ecc.
Dimostrando apprezzabile lungimiranza, oggi la maggior parte dei dizionari dell’uso è molto prudente nel registrare gli occasionalismi, negando così a parole tanto effimere la patente di stabilità e di ufficialità che un dizionario può dare. Al contrario, nel passato furono frettolosamente inserite nei dizionari occasionalismi come le parole di balli alla moda – lo shimmy (1921) o il black-bottom (anni Trenta) –, che oggi nessuno più conosce e che appesantiscono inutilmente i dizionari dell’uso.
Buona tenuta nel tempo stanno mostrando invece la parola buonismo (1995), ormai inserita in Devoto-Oli, GRADIT, Zingarelli 1998 e Sabatini-Coletti (2003); e la voce dialettale napoletana inciucio (⇾) nel significato di “compromesso poco trasparente, accordo pasticciato” (1995), accezione registrata da Devoto-Oli, GRADIT, Zingarelli 1998 e DISC (1997). Più difficile pronosticare le sorti di black bloc “appartenenti a un gruppo di contestatori che pratica la violenza e la devastazione” (voce diffusa durante gli scontri che accompagnarono il G8 di Genova, nel luglio 2001), euroconvertitore, sempre meno utile ad avvenuto passaggio all’euro, papamobile “particolare autoveicolo costruito per favorire gli spostamenti dell’anziano Giovanni Paolo II nelle visite”, peshmerga “guerrigliero curdo” (2003, durante il conflitto iracheno), tapirata “azione maldestra, sconsiderata, tanto da meritare il ‘tapiro d’oro’, premio satirico assegnato dalla redazione della trasmissione Striscia la notizia”.
È paradossalmente più difficile fare modernariato che antiquariato. Mentre per le parole letterarie e per le fasi più antiche della nostra lingua lo studioso dispone di strumenti di indagine ormai collaudati e di una solida tradizione di studi, nell’insidioso mare dei neologismi e degli occasionalismi della lingua comune del presente e del recentissimo passato bisogna spesso navigare a vista.
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............................................................................................................................................L. Rossi e P. Marongiu, Breve storia della lingua italiana per parole, Le Monnier Università / Officina linguistica, Collana diretta da Luca Serianni, Firenze 2005, pp. 21-22.