Oggi è il giorno del tuo Nome, Signore,
Ho letto in un vecchio libro le gesta della tua Passione,
E la tua angoscia e i tuoi travagli e le tue buone parole
Sono le lacrime di quel libro, dolcemente monotone.
Un monaco di un altro tempo mi parla della tua morte.
Tracciava la tua storia con lettere d’oro
In un messale posato sulle ginocchia.
Piamente lavorava ispirandosi a Te.
Seduto con la sua veste bianca, dietro l’altare,
Lentamente lavorava dal lunedì alla domenica.
Le ore si fermavano al limitare del suo eremo.
Chinato sulla tua immagine, lui si dimenticava di tutto.
A vespro, quando salmodiavano le campane,
Il buon frate non sapeva se era il suo amore
O se era il Tuo, Signore, o il Padre tuo
A bussare a gran colpi alle porte del monastero.
Sono come quel buon monaco, stasera, mi sento inquieto.
Nella stanza accanto, un essere triste e muto
Aspetta dietro la porta, aspetta che io lo chiami!
Sei Tu, è Dio, sono io – è l’Eterno.
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Dal poemetto Pasqua a
New York, in Poesie, a cura di
Luciano Erba, Nuova Accademia Editrice, Milano 1961, pp. 47-48, testo originale
p. 179.