mercoledì 2 ottobre 2013

Philippe Jaccottet





 Via Appia


È vero che G. ed io mancavamo di serietà; il conte Giacinto, il compositore, se la prese soprattutto con me, vedendoci ridere per una nuova follia che ci passava per la testa, e disse gravemente: «Lei mi sembra assai poco sensibile alla bellezza di questi luoghi. Goethe, passando come lei per la prima volta sulla Via Appia, aveva esclamato: “È qui che io sono nato!” e lei, lei scherza!». Mi sentii profondamente imbarazzato: evidentemente, ero inferiore al mio compito, orribilmente frivolo. Goethe … Senza dubbio anch’io, come lui, avrei dovuto appoggiarmi alla tomba di Cecilia Metella (la stessa che secondo il conte doveva assolutamente essere il sepolcro degli Scipioni) e sentire in me, se non proprio una nuova nascita, per lo meno qualche grande sommovimento. Dopo tutto, la colpa era di G., incapace di rispettare il momento sublime; e di quell’autista, anche, il quale, certo che saremmo stati assaliti dai vagabondi, seguiva a breve distanza, con tutti i fari accesi, turbando la magia della notte. E tuttavia, al fondo di me stesso, mentre avanzavamo tranquillamente tra i pini e le pietre antiche, davo vagamente ragione al conte. Sarebbe stato necessario essere soli e camminare in silenzio, accordando il passo al ritmo straordinariamente pacifico e solenne della campagna dove galleggiava, in fondo all’ombra pressoché chiara, la leggerezza bluastra delle colline. Sarebbe stato necessario arrestarsi in solitudine davanti a quella minuscola signora in piedi nel folto dell’erba, muta, e che tiene timidamente la mano sul cuore, da quel tempo consolare in cui per l’ultima volta portò la mano al suo cuore palpitante, riconducendovi a riparo le pieghe del velo, fino a che la morte la tramutasse in statua e il tempo la sprofondasse impercettibilmente nell’erba, dove non smette di passare il vento di Roma.




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Questa prosa, tratta dall’ormai irreperibile Libretto (traduzione di Fabio Pusterla, Scheiwiller, Milano 1995), è recentemente riapparsa in un prezioso volumetto dedicato al poeta: Philippe Jaccottet, La poesia, le figure, il paesaggio, a cura di Fabio Pusterla, con testi di Antonella Anedda, Franco Buffoni, Massimo Raffaeli, Francesco Scarabicchi, acquarelli e disegni di Anne-Marie Jaccottet (Casa Croci Mendrisio 2013).