da Il bianco della pagina
Amo il giorno che sopravvive alla sua
abitudine
di nascere e morire,
l'autunno che affiora da una pagina
bianca,
e questo vento che riempie i vuoti del
silenzio,
mentre noi siamo e seguiamo la strada
da Lande
Guardiamo il cielo aprirsi sul nostro
tremore,
la nudità del paesaggio che chiama in
rassegna
uccelli disorientati in un spazio vuoto
Nel freddo siamo la carne che rimpolpa
le mascelle della terra
L’acqua del fiume in cerca della foce
scivola nell’ordine della natura,
l’unica direzione che la pianura sa
dare
***
Rimase a osservare la quiete,
il bicchiere di vino in tavola
come un punto dove tracciare
la linea curva dei ricordi
La finestra aperta al tempo
era un contorno disperso
nella sconfinata distesa dei campi
Nell'aratura scavava il giorno
che non voleva morire,
anche se la terra nel profondo
era già toccata nella carne viva,
con il freddo che a breve
avrebbe riportato il buio a casa
***
Siamo ai lati del viaggio, luci
sfocate,
la pioggia che ha seminato il diluvio
sugli argini della strada
Lo sguardo raccoglie gli alberi
sporadici,
le abitazioni sperdute,
l'acqua rimasta a sfamare i campi
Tra le radici di materia e memoria
siamo il dettaglio
che infrange la natura morta,
fuori da questo dipinto
***
Il vento spinge lontano le parole
di voci che chiamano in solitudine
i nomi dimenticati
Qualcuno si è perso lungo il fiume,
ma nel tempo s'impara che tutto torna
dalla porta di una preghiera
Domani l'alba sfiorerà gli insonni
baciando ancora sulla loro bocca un
respiro
Sarà come farli riemergere da un sogno,
vederli nuotare sul limite che li tiene
a galla,
come fosse la linea di superficie
dell'acqua
come fosse l'orizzonte di questa
pianura