Le gioie del
declassato
Che mi lasci guidare prematura
farmi portare impadronita
non reggono al confronto delle braccia
valigie piene di esempi
folate indicano il cappello soltanto
mutandosi in fili spazzati
e semi non custoditi in direzione
barca abbandonata lungo il fiume
guardo il ponte, un vero confine,
strappo le tasche e dal biglietto la sua fede:
si scioglie sulla guancia
la gioia del declassato.
Avendo già avuto a che fare
con la resa, scelgo
le processioni del riposo.
Io e la luna sorgente
in un punto remoto assonnate come cani
compressa da fatiche piagata
spostando di qualche strada i passi, spiccano
una dopo l’altra tenaci uguaglianze di tempo.
Lèggere d’estate
Ore nuove e riposate del primo giugno
che una di quelle che aperte come
chicco di ribes rende una forchetta
produce intorno cose – senza riflettere –
intento meticoloso compongo
il mosaico con stacchi solidali:
alle ombre nulla perdendo
nel piccolo gesto implico
così concluso e proprio un palpito
saltare fa da una mano all’altra
chicchi e pampini a capriccio
nomi biondi sulla rugiada
si ammucchiano già
con gli acini sani dentro la polpa acre
dà al sole la pergola al di fuori chiarissima.
Da Verso la mente,
a cura di Milo De Angelis e Giovanni Turci, Crocetti Editore, Milano 1990, pp.
11 e 13. L'opera è stata ripubblicata nel 2014, a cura di Milo De Angelis, Emi
Rabuffetti e Giovanni Turci, dall’editore riminese Raffaelli.