LETTERE DA
ZINGONIA
I
Perché non c’è
altro non resta
non rimane altro
nell’annullamento
nella foschia
nelle brume
non resta che
questo pensiero
costante che
sibila un nome
una voce riarsa
il suo tono
lontano
perché non c’è
altro nel mondo
svuotato di
senso
soltanto la voce
che chiama
buona
non buona più
voce di fiume
Adda imbrigliato
aspro
che cozza contro
i ponti
i basamenti
periferie
tangenziali che anellano
inurbamenti
coatti progetti falliti
posteggi
d’orrore
l’insonne
dormitorio
controviali dove
si cammina
tra macerie
con lingue
sconosciute si scambia
qualche basico
segnale di umanità
qualche sorriso
provvisorio
cenni
sempre diretti
senza direzione
verso il nome
dell’assenza
inoltrandosi nei parchi
o costeggiando
certe rogge o
canali
certe chiuse
verso la parola
impossibile
il tramonto di
rosso chimico
Dalmine e
l’autostrada
vorticosa
II
Cara Lucia ti
scrivo da qui
dall’altra riva
senza parole
senza
grammatica.
Che non so
neanche
se puoi
ricordarti di me
se sei viva.
Di me non
preoccuparti.
Ho attraversato
Zingonia e molti
fiumi.
Sopravvivo. Ti
penso.
Ti penso sul
cammino
e nelle soste
brevi,
ti penso quando
vedo
dove ci può
cacciare fino a dove
ci può cacciare
il grugno del potere,
la cosa che ci
schiaccia.
Ti penso anche
nei fiori, nelle nuvole
e in tutti gli
animali che incontro,
quelli più
grandi e gli altri, piccolini.
Ti penso nei
bambini
e nei vecchi. E
ti saluto
da qui, con quel
che sai
e anche con
altre cose che non sai
e che non
sappiamo. Senza
troppe speranze,
tuo
per sempre
Renzo
Tramaglino.
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Inedito. Ma avviso anche i lettori che di Fabio Pusterla è appena uscito il nuovo libro, Argéman (Marcos y Marcos).