Nella nostra società l’arte ha raggiunto un
tal grado di corruzione che non solo viene considerata buona quando è
deteriore, ma si è persino smarrita l’idea di che cosa sia l’arte. Per poter
quindi parlare di arte nella nostra società, occorre anzitutto distinguere
l’arte autentica da quella contraffatta.
Il segno che distingue l’arte autentica da
quella contraffatta è indubbiamente uno: la comunicatività. Quando un uomo,
senza esercitare alcuna azione su se stesso e senza che null’altro intervenga a
modificare la sua condizione spirituale, ma solo leggendo, ascoltando e
contemplando l’opera di un altro uomo entra in uno stato d’animo che lo unisce
a quest’ultimo e a tutti gli altri che come lui recepiscono l’influsso di
quest’opera, sicuramente l’opera che ha provocato un tale stato d’animo
appartiene all’arte. Per quanto un’opera sia poetica, o riproduca la realtà, o
sia ricca di effetti, non può appartenere all’arte se non suscita in un uomo un
sentimento tutto particolare di gioia, di unione spirituale con un altro uomo
(l’autore) e con gli altri uomini (gli ascoltatori o gli spettatori) che
l’abbiano parimenti recepita.
È vero che questo è un segno interiore. E gli uomini che hanno
dimenticato quale sia l’azione che l’arte autentica deve compiere, e che
dall’arte si attendono qualcosa di completamente diverso – e di tali uomini la
nostra società ne conta un numero enorme – possono pensare che quella
sensazione di svago e in un certo modo eccitante ch’essi provano davanti a una
contraffazione sia anche una sensazione estetica; e benché sia impossibile
dissuadere costoro, così come è impossibile convincere un daltonico che il
color verde non è rosso, nondimeno per gli uomini la cui sensibilità artistica
non è corrotta né atrofizzata questo segno rimane come una sensazione ben
definita che è prodotta dall’arte e si differenzia nettamente da ogni altra.
La peculiarità principale di questa
sensazione consiste nel condurre chi la prova a un tal grado di fusione
spirituale con l’artista, per cui è portato a credere d’avere egli stesso, e
non altri, prodotto l’opera che ha recepito e a sentire che quanto essa
esprime, da lungo tempo egli stesso avrebbe voluto esprimerlo. Un’autentica
opera d’arte fa sì che nella coscienza di chi la intende si annulli ogni
distacco dall’artista e da quanti altri pervengono alla medesima comprensione.
Proprio in questa liberazione dell’individualità dal suo distacco dagli altri
uomini, dal suo isolamento, proprio in questa fusione di un’individualità con
le altre, consistono la principale peculiarità e la maggior forza d’attrazione
dell’arte.
Se un uomo prova questo sentimento, se gli
si comunica lo stato d’animo in cui si trova l’autore, e se sente di fondersi
spiritualmente con altri uomini, allora l’opera che ha provocato questo stato
d’animo appartiene all’arte; se manca questa comunicativa, se non si verifica
questa fusione con l’autore e con le altre persone che intendono l’opera,
allora non v’è arte. Né questa comunicatività è soltanto un segno indubbio
dell’arte: il grado di comunicatività è altresì l’unica misura del pregio
dell’arte.
Quanto più intensa è la comunicatività, tanto più elevata è l’arte come
tale, senza riferimenti al suo contenuto, e ciò indipendentemente dal valore
delle sensazioni ch’essa trasmette.
Tre condizioni determinano la maggiore o
minore comunicatività dell’arte: 1) la maggiore o minore originalità del
sentimento che viene trasmesso; 2) la maggiore o minore chiarezza con cui
questo sentimento si propaga e 3) la sincerità dell’artista, e cioè la maggiore
o minore intensità con cui egli stesso prova la sensazione che vuole
comunicare.
............................................................................................................................................
Da Che cos’è l’arte? [Ćto takoe iskusstvo?, 1897], Introduzione di Pietro Montani,
Traduzione e note di Filippo Frassati, Donzelli, Roma 2010, pp. 173-175.