Ma tu?
Tu, effimero, devi chiudere gli
occhi,
non è cuccagna quel che vi
s’insinua,
di sera, nel locale, non si gode,
semplicemente, anche qui, ti
disfai.
D’un tratto al banco un morto
s’asside,
avvocato, con la sua rossa atrofia
renale,
morto già da due anni, bella
vedova,
ed eccolo vivo e vegeto che beve.
C’è stato già spesso anche il fiore
che ora è sul piano nel bar,
già cinquant’anni fa, sempre
presente
Iddio sa quando, ogni tempo
d’estate.
Ogni cosa continua, e dall’antica
si rivolge a una nuova posizione,
nel suo stato di base tutto resta –
ma tu – ?
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Da Aprèslude, traduzione di Ferruccio Masini, Einaudi, Torino 1966, p.
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