Che
cose della vita porterei
se
potessi con me nel mio ultimo viaggio
per
salvarle da un calcinante oblio?
Rinchiuderei
dentro un’ampolla il raggio
di
un tramonto che ho visto a Malamocco
da
un battello deserto mentre seguendo i venti
d’autunno
i cormorani ci dicevano addio.
E
assieme a quelle fioche
gocce
d’oro del mondo raccolte da un oblò
io
porterei con me
qualche
odore:
l’aroma
di
foglie scompigliate e frante quando
il
corpo tra di esse s’apre un varco
pensandosi
immortale,
e
là, dietro le piante, c’è l’imbarco
di
Caronte che attende;
ma
il cuore non si arrende, ascolta le cicale
della
sua brama e ingenti sogni stanzia
per
l’alloro (che tocca
solo
a pochi poeti), per l’amoroso mirto.
Ma
soprattutto porterei con me
un
odore scomparso dell’infanzia:
l’odore
un po’ strinato del latte che trabocca
sopra
un fornello a spirito.
Da
Meridiano di Greenwich, Garzanti,
Milano 1998.