Noi e
il corpo
Nelle
mie vene scorre il veleno bevuto
nella
lussuria, nelle notti ubriache.
E il
veleno marcisce. Il corpo marcisce. Io vivo nella bara.
Anche
il corpo mi ripugna. Come
separarsene,
come esserne liberati?
Il corpo
è peso, marcio, estraneo.
Mi
piacerebbe sfuggirgli, abbandonarlo
e
involarmi per sempre nella libertà.
Ma
così, conviviamo indivisibili.
Chi mi
ha unito a questo estraneo?
Il
corpo: il peso mi trattiene a terra
e mi
farà sprofondare tutto, senza che nulla rimanga.
Accanto
al letto, una giovane mi sorride.
Come
potrei avvicinarla senza un corpo?
Non
posso fuoriuscire. Non posso toccarla.
Il mio
tatto, come quello della morte, semina ovunque distruzione.
In
sogno ci separiamo. Mi sono liberato, aleggio
e
voglio levarmi in volo e volare -
E mi
sveglio: giaccio nella bara.
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Da Corpo e destino, Laghi di Plitvice,
Lugano 1998, traduzione di Dubravko Pušek.