1980
in
memoria di Giorgio Caproni
Prologo
Si decida
il contabile del tempo
a
restituirci gli anni non vissuti,
tutti i
sogni, le cose, i persi sguardi,
le idee
che vanno, veloci, a scomparire.
Che si
decida presto a rimborsare
quanto
ognuno ha mancato,
smarrendo
dell’amore il caro nome.
L’aiuola
per
Mark Strand
C’è la corona di conchiglie grandi,
una terra mai mossa, quasi legno,
il piccolo oleandro, una panchina
che forse è stata verde,
un gatto rosso addormentato ai bordi,
ossi di pesca e cardi rinsecchiti.
Dei fasti della corte resta niente,
di quell’impero vegetale è il sonno
che tocca la ringhiera arrugginita,
gli scalini, la piccola fontana.
Ogni beltà è sparita come nube
a cui è negato il più lontano cielo.
Roma
Era luce d’ottobre il pomeriggio,
era il sogno sognato che s’avvera,
tu nella stanza che con calma accendi
la mezza sigaretta assaporando
il grigio fumo tra la bocca e gli occhi,
d’osso e cristallo il viso della voce,
nel labirinto di parole esatte,
asciutte come un lino teso al sole.
Epilogo
Dalla
porta del tempo passa il mondo,
dai suoi
sentieri ignoti, dalle strette
vie degli
istanti che non torneranno.
Dov’è che
vanno, allora? A chi votati?
E quanto
d’ogni umano si cancella?