Robert Ryman, Untitled,
1961 (Peter Blum Gallery, New York)
Il pittore americano Robert Ryman ha trovato
un metodo per usare proprio il niente nelle sue opere. Dipinge le sue tele
interamente di bianco, ripetendo continuamente questo rito dell’artista
desolato davanti al nulla che precede ogni creazione. A voi sarebbe mai venuto
in mente?
Il problema di questa arte è che si basa
sull’idea, non sulla tecnica.
Se nell’antichità la tecnica era
fondamentale per sviluppare un’idea, oggi non lo è più. Se nelle botteghe dei
grandi pittori gli allievi potevano seguire o ispirarsi allo stile del maestro,
nell’arte contemporanea questo non è più possibile.
Non possono esistere artisti che lavorano
nello stile di Robert Ryman perché se ci fossero non farebbero altro che copie
di Ryman. Cosa imparano da lui allora e cosa possono fare i suoi assistenti e
allievi? L’insegnamento di Ryman è più profondo. L’artista in questo caso dice
all’allievo: «Io non ho idee oltre la tela bianca e tu?». L’allievo deve quindi
affrontare un problema che non riguarda solo Ryman ma tutti noi, vale a dire il
dramma del vuoto e del modo in cui può essere colmato, nell’arte ma anche nella
nostra vita quotidiana.
Se la noia non era mai stata un soggetto
dell’arte visiva ora lo può essere. Possiamo dipingere la noia, possiamo
raccontarla attraverso immagini o con l’assenza d’immagini? Forse.
Ma perché Ryman è un bravo e importante
artista? Forse perché nello spazio convenzionale della tela, e non con un
libro, riesce a trasmetterci qualcosa di profondamente vero?
Il vuoto e la noia sono parte della nostra
vita e forse è meglio degnarli di attenzione piuttosto che far finta che non
esistano.
Un quadro tutto bianco, che sciocchezza!
Certo, apparentemente è una sciocchezza, nessuno può negare che tutti sono
capaci di realizzare un quadro bianco, ma il punto è che a nessuno sarebbe mai
venuto in mente di farlo. Perché? Perché la maggior parte di noi tende a
rimuovere dalla propria vita l’idea che il vuoto esista, che spesso quando
siamo seduti in poltrona nella nostra testa non c’è nulla, solo uno spazio
bianco.
Noi occidentali siamo spaventati dal nulla,
ma in altre culture esso attiene a una dimensione importantissima.
Le nostre case sono piene di cose, e quando
sono vuote ci sembrano squallide.
Per un gran numero di persone un quadro di
Ryman, rispetto a un’opera di Renato Guttuso, sembra del tutto insignificante,
come il riso in bianco a confronto di una pasta all’amatriciana. Ma come
milioni di persone nel mondo fanno del riso in bianco la base di tutta la loro
cucina, allo stesso modo il bianco della tela di Ryman può essere considerato
una base, sulla quale è consentito immaginare qualsiasi cosa.
In un quadro di Guttuso non si può
aggiungere o modificare nulla, e ciò non toglie che a volte saremmo tentati di
buttarlo direttamente nella spazzatura.
Su un quadro di Ryman la nostra fantasia può
proiettare tutto, e per questo la sua opera è importante, perché consente allo
spettatore di sentirsi di colpo libero di immaginare ciò che vuole. E compito
dell’arte è proprio quello di farci sentire liberi.
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