Cupra Marittima, Castello di S. Andrea.
(sartoria)
in
tasche minori di abito autunnale
anche
ragione sua muffa respira
la
disinvoltura è solo autocontrollo
gli
scatti provocano fitte e rancori
il
sarto ride quando cade a pennello
o le
gobbe non sono colpa del taglio
– è
stoffa buona, sarà dura a morire,
ma
ricucirti l’anima non posso… –
il
sarto si muoveva come in una musica
pareva
Fred Astaire intorno a un lampione
(cinematografica)
parlava
il duro come un presentatore
l’impermeabile
grinzoso nella pioggia
stava
in ombra l’amico, un capo fumatore
o anche
un braccio destro tenebroso…
–
Bogart, ascolta, l’albero della vita
ha
gracili radici, le divora un verme,
qualcuno
più forte di noi ci ha lasciato
i suoi
rimorsi dentro un salvadanaio… –
(aspettare
non si può una poesia smarrita
per
scansare il capestro già assegnato…)
(libresca)
mai la
vita che li aveva contemplati
di
stupire finiva per il loro sfocare
aperti
come finestre impenitenti
serviti
anche in limacciosa deriva
molli
arbusti di girasole i libri
liberi
da ogni compito pedagogico…
messo
in croce il verso, torturato
chiosato
di lato o di traverso
poi
rimane lì come un ciaffo puerile
timido
graffio o schiaffo da travaso…
(conciliazione)
la
porta a vetri non copriva l’addormentarsi
di
parole architettate per accettarsi o sfarsi
più
autentico del baratro è il cancellarsi
la
dimenticanza ha fauci più fonde di oceano…
nel
polmone dei libri un parassita barbaro
evocato
da chissà quale distrazione verbale
attaccato
aveva la nudità del margine
sbriciolando
le pagine, senza pubblicità…
ma
nessuno vedeva riconciliate le ceneri
oltre
la porta, nell’ordine domestico…
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Questi
testi da Altre educazioni (1991) sono
i primi quattro della sezione Le suicide,
significativamente dedicata da De Signoribus al poeta maceratese Remo
Pagnanelli (1955-1987). Si trovano in Poesie
(1976-2007), Garzanti, Milano 2008.