Qualche
anno fa, allo scoccare della mia terza decade, ebbi l’occasione di dare una
svolta importante alla mia vita; lasciare tutto per trasferirmi là dove, seppur
vagamente, pensavo di poter trovare tutto
e, forse, diventare un uomo adulto a pieno titolo; lasciare l’Europa, mondo
immutabile e sicuro, per andare in Africa. Fu così che me ne andai a sbattere il
muso in un risvolto ancor più doloroso del normale principio di realtà. Una
sberla da rimanerne intontito, paralizzato nell’afasia d’un groviglio informe
di parole, dentro una tempesta d’emozioni, impietrito e agitato allo stesso
tempo; uno di quei momenti in cui la vita pare abbia preso una piega drammatica
“irreversibile”, si sia come cristallizzata in una vibrazione monocorde, nella
frequenza di un eterno presente, privo di futuro e orfano di un passato
lontano.
[…]
A
Lagos, ex-capitale amministrativa della Repubblica federale di Nigeria, la più
grande città dell’Africa occidentale, megalopoli-formicaio del nuovo millennio,
ci andavo per lavoro, convinto che, del resto, “lavorare” fosse il modo
migliore per viaggiare. Viaggiare; e non “visitare”. Sì perché nella mia testa
ronzante di quei giorni c’erano soprattutto motivi romantici, non tanto
impellenti prosaici bisogni. Ragioni oscure non razionalizzate. Una
irrequietezza radicata in anni felici in via di sbiadimento per caso andata a
incontrarsi, nella matassa delle cause-effetto della vita, col filo contorto
d’una “occasione di lavoro”.
Zanoli-Una stagione in
Nigeria
Stefano
Zanoli, di Cesena, a Cesena insegna Matematica e Scienze in una Scuola Media e,
sempre per l’ambito scolastico, ha redatto libri di scienze pubblicati da Le
Monnier e A. Mondadori: tutto ciò in ragione degli studi compiuti presso
l’Università di Bologna, che gli valsero, nel 1990, una laurea in Geologia.
D’altra
natura, non precisamente “per le scuole”, anche se a mio avviso parimenti
“utile” e “formativo”, è appena uscito Una
stagione in Nigeria, per conto della benemerita casa editrice forlivese L’arcolaio
di Gian Franco Fabbri, senza comunque dimenticare che il libro fu prima stampato
da una tipografia cesenate nel 2012, dunque in poche copie fuori commercio, evidentemente
destinato in primo luogo agli amici. Ed è stata senza dubbio l’insistenza degli
amici che ha convinto Stefano a uscire finalmente allo scoperto, ossia con un
editore vero, vincendo le ritrosie e il connaturato riserbo che lo contraddistinguono.
Ne è del resto una prova tangibile la lettera-prefazione dell’amico scrittore
Luigi Riceputi, che compare in entrambe le edizioni, estratta dallo scambio
epistolare che a suo tempo accompagnò la stesura dell’opera di Zanoli.
L’edizione
“clandestina”, va detto, recava in ultima pagina la dicitura “Cesena,
2000-2005”, appunto il luogo e gli anni della stesura, che però ora
nell’edizione “ufficiale” l’autore non ripropone, forse per uno scrupolo che a
mio parere risulterebbe ingiustificato, dal momento che tra l’una e l’altra edizione
non si scorgono che minimi e minimali ritocchi. Dico ingiustificato perché in
questo libro le date hanno indubbiamente un loro peso, trattandosi della
testimonianza di un’esperienza (lavorativa, come geologo, ma soprattutto extra lavorativa)
realmente vissuta, in Nigeria, a Lagos, in un preciso arco di tempo, quattro
mesi del 1996, tra aprile e luglio, quindi vent’anni fa, quando l’autore aveva
giusto trent’anni. Inoltre, dalle suddette datazioni, veniamo a sapere che il
libro non è stato scritto “in diretta”, bensì a una decina di anni di distanza
dagli episodi narrati, e che ha richiesto una lunga elaborazione. Infatti chi avrà il piacere di leggerlo si accorgerà
ben presto che non si tratta del tipico libro-sfogo di un esordiente, ma il
libro di uno scrittore avvertito e dai molteplici registri espressivi, nonché
di un fine lettore, come viene fuori dalle tante citazioni che vi circolano, più
o meno esplicite, dagli amatissimi Melville e Conrad, Céline e Sereni. Per non
parlare del titolo stesso, che non a caso rimanda all’Inferno del giovane Rimbaud, perché anche la Nigeria, per come la
visse il ragazzo Zanoli fu davvero, in ogni senso, un inferno.
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Una stagione in Nigeria, L’arcolaio, Forlì 2018.