dall’epica
seduto guarda
verso la terra sente
dietro il
mare
l’onda salire
in sé dal cuore alla gola
quale cristo
seduto sulla pietra
risponde o è
già stato giudicato
già
incoronato di spine e comincia
a perdersi lo
sguardo verso l’alto
così il tuo
con paletò e cappello
largo dalle
larghe tese
battere nero
te la ricordi
misteriosa luminosa
il mare che è
femmina
lei a cui
davi la mano
sei stato
pazzo a perderla
corsa via a
giocare con le onde
non so
neanche come pronunciarla
raccoglie i
resti della barca
i legni
dispersi per la spiaggia
sopraffatti
dall’onda
a farne un
falò per la notte fredda mentre lei
la sente
ancora piange lontana mentre lei
la sente
ancora piange lontana cambia
la voce e
l’aspetto fatica a distinguere
silenzio e
pace cielo sole onde
ombre l’amaro
dal brusco a dire
il fresco
dell’alba o il freddo della notte
sopraffatto
dall’onda che sente
battere alle
sue spalle contro
lei che lo
porta
se neanche la
parola qui ci sarà
gocce che
sono lacrime
ma non è lui
che guarda sente
solo né solo
importa il porto
vecchio il
quartiere dove è nato
che sia tutto
scomparso non è solo
a perdersi lo
sguardo verso l’alto
a sentire
dietro di sé il mare
salire dal
cuore che batte irregolare
o meglio
soffocato dal rumore dell’onda
non è solo
dispersa fu
la barca i legni
alla fine
l’ha trovata era il rumore
alla fine si
volta
sicché sei
pronto ora a riceverla