Con Luciano Erba a Milano il 14 agosto 1990. Foto scattata da Mimia Erba.
Il
passaggio
Tra colline spaccate a V
cercando una giovinezza indeterminata e possibile
svalutando le tracce
interrogando le tracce
in terre di cielo giallo
circondato da province che mi disarmano
col loro sguardo di bambino
deciso a farla finita
con le solite dimensioni, a extrapolarmi
o, più semplicemente, a togliermi da un contesto
uscendo allora sulla campagna di neve
fino a smarrire ogni più lucido strumento d’analisi
finché l’oriente non sia altro
che un lungo graffio nel cielo
un segno di mattone sul muro
una macchia viola di viole
di vino sulla tovaglia di fiandra
mentre la prima goccia di pioggia
rotolava sul campo di bocce
e il duca di Mantova
soltanto
la neve è esatta, esatta come la croce
due bracci di ferro nel nulla
Ma con che animo
colline divaricate lontane
in attesa d’oscuro viaggio notturno
impreparate e fedeli
a un paziente rumore d’industrie
smarrite dalla folata dei treni
che vi attraversano come speranze di diciotto anni
colline, passaggio
di contraddizione
Perché
non io
perché non io lungo lo stradale
almeno fino al passaggio a livello
tra i lillà delle ville
della valle del Tanaro
le mie figlie per mano
le scarpe bianche di cuoio
la cintura al buco più largo
perché non io
dopopranzo la sera
Da Il prato più verde,
Guanda, Milano 1977, in Poesie
(1951-2001), a cura di Stefano Prandi, Mondadori, Milano 2002, pp. 95-96, 106.